
Nuove truppe in Afghanistan
Petraeus chiede, Roma obbedisce
Dopo aver sbandierato che non un solo uomo in più sarebbe partito per il fronte afgano, a sorpresa Roma ha deciso di prestare orecchio alle richieste americane, traghettate in Italia dal supercomandante americano in visita ufficiale - tanto da essere ricevuto persino dal capo del governo - cui spetta ora di riorganizzare la guerra nel teatro asiatico. L'incremento sarà di quasi 600 militari da schierare nella parte più pericolosa della regione Ovest dell' Afghanistan , a Sud dell'area già sotto comando italiano di stanza nella provincia di Herat. Il contingente italiano, oggi composto da 2.270 uomini, salirà così il prossimo anno, per almeno sei mesi, a quota 2.800 soldati. Ma dopo un po' Berlusconi smentisce: «Nessun aumento delle truppe» ma solo rimozione dei caveat per «fare di più» e, tanto per restare in esercizio, una stoccata a sinistra: «fu D'Alema a bombardare la Serbia », come se tutto il parlamento, con qualche esclusione, non avesse votato a favore dell'intervento in Kossovo. Ma insomma a chi credere? Al premier o al suo ministro della Difesa, Ignazio La Russa , che sembra comunque meglio informato? Lunedi, dopo l'incontro con il generale David Petraeus, che ieri ha visto anche Frattini, La Russa non aveva escluso un possibile incremento delle forze italiane in Afghanistan , spostandole da un teatro operativo all'altro (quello balcanico) ma tenendo fermo il numero complessivo dei militari in missione «fuori area» (attualmente 8.500 uomini). Ieri alle Commissioni Difesa ed Esteri del Senato, ha quantificato, numeri alla mano, con una serie di arzigogoli matematici (gli stessi che hanno fatto forse dire al premier che non ci sarà un aumento di truppe) perché - ha detto - «quel che conta è la media del periodo». I 2.270 militari italiani sono oggi schierati in gran parte nell'Herat, dove si trovano 1.680 soldati, in parte trasferiti dall'area di Kabul, dove si trova il resto del contingente. Diverranno 2800.
La Russa ha precisato anche che i soldati, non solo non saranno sottratti ad altri teatri ma che si spingeranno più a Sud: «a Farah, nei primi mesi del 2009» per la costituzione di un «battle group, supportato da un aviation battalion, indispensabile strumento per il concreto controllo del territorio». Fuor di metafora angloterminologica, un gruppo di combattimento. Non dunque l'aumento consistente di truppe che voleva Petraeus ma neanche il «no all'aumento» che era stato raccontato. E un «ni» sull'impegno a combattere nelle zone a rischio: non nell'Helmand ma una maggior presenza nella zona ribelle di Farah. (fonte: il manifesto , 15/12/2008)
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